Beatrice, Marta e Giulio, Gioventù di casa 2023/2024

Il progetto

Siamo Beatrice, Marta e Giulio, tre ragazzi di Alba di 24, 26 e 26 anni.
È possibile che ci abbiate già intravisto perché entrambi, pur non avendo Santa come comunità di riferimento, abbiamo sempre avuto modo di frequentare la vostra comunità sia perché entrambi apparteniamo al gruppo scout Alba 1 di Cristo Re dove siamo capi, sia perché per storia personale abbiamo sempre avuto modo di rapportarci con persone della vostra comunità.
Ci ha sempre incuriosito il senso di comunità della vostra parrocchia e abbiamo pensato a questo progetto per poter provare a viverlo in prima persona.
Ovviamente, per integrarci all’interno della comunità, siamo disposti a dare una mano e metterci al servizio dei parrocchiani, compatibilmente con gli orari lavorativi che abbiamo.

Per iniziare abbiamo pensato a punti su cui ci piacerebbe lavorare:

vivere la cascina: rendere gli spazi della cascina abitati, custoditi e vissuti in modo tale che possa dare effettivamente il senso di casa che trasmette all’esterno

garantire una presenza e un riferimento per le persone che usano gli spazi di Santa

partecipare alla vita della comunità, presenziando alle funzioni religiose
Siamo disponibili anche ad ulteriori servizi, ove necessari, che si presenteranno nel corso dell’anno. Ci piacerebbe costruire un percorso di verifica a cadenza mensile, per condividere le impressioni sull’esperienza che stiamo vivendo.
Sperando di incontrarci presto, vi salutiamo.

Un abbraccio


La verifica

Relazione progetto Gioventù di casa – ottobre 2023 – settembre 2024

Il progetto gioventù di casa IV edizione è iniziato ad ottobre 2023 ed è durato fino a settembre 2024. Il trio era composto da Beatrice, 25 anni, operatrice dell’accoglienza nel progetto SAI Alba-Bra; Giulio, 27 anni, insegnante di scienze in una scuola media salesiana; Marta, 27 anni, insegnante di lettere in una scuola professionale e di italiano per stranieri al CPIA. Tutti e tre scout nel gruppo scout dell’Alba 1, della parrocchia di Cristo Re, abbiamo intrapreso questa avventura perché conoscevamo già altri ragazzi scout che avevano partecipato al progetto e ci avevano parlato molto bene dell’esperienza. In questo modo, poi, abbiamo potuto sperimentare una certa indipendenza, altrimenti impossibile in una città non molto a portata di giovani.

Questo progetto ha fatto incontrare l’esigenza di una comunità di vedere lo spazio della canonica riempito e vissuto con quella dei giovani di avere uno spazio di libertà, creatività e di fare parte di una comunità.

Quello che ci è rimasto come elemento fondamentale di questa esperienza è il sentirsi appartenere a uno spazio e a una comunità, accogliente e aperta, che ci ha dato modo di partecipare mettendo in luce le nostre peculiarità. Ci sono state proposte molte attività, ci è stato lasciato molto spazio di azione, ma al tempo stesso ci è stato fatto dono di una grande comprensione da parte dei membri della comunità, che hanno sempre capito e accolto le nostre esigenze, spingendoci a partecipare secondo le nostre possibilità. C’è stata quindi la fiducia, tipica di un contesto familiare, di lasciar fare, di proporre senza pretendere, di chiedere per dare spunti…

Più concretamente, abbiamo partecipato in diverse forme alla vita parrocchiale, oltre alla messa domenicale e ai deliziosi pranzi comunitari. Chi ha fatto le pulizie della chiesa settimanalmente con il gruppo pulizie della parrocchia, chi ha affiancato il catechismo comunitario prima della messa, chi ha supportato le attività scout durante il triduo pasquale. Abbiamo poi svolto attività una tantum, come aiutare a servire alla cena di autofinanziamento della parrocchia, creare il profilo Instagram e pubblicizzare la vendita dei prodotti del gruppo LabOratorio, fare alcune testimonianze a persone, gruppi, ragazzi scout che abbiamo incontrato sulla strada, e spesso accolto in canonica.

È stata un’esperienza arricchente anche per la relazione tra di noi, che ci ha uniti e ci ha permesso di vivere in una dimensione comunitaria, di imparare ad accoglierci nelle nostre diversità, di sperimentare la provvidenza, di comprendere le fragilità dell’altro in un’ottica di correzione fraterna e di grande affetto.

Far parte di una comunità e sentirsi così fortemente accolti è stato utile anche per fortificare la nostra fede e la nostra relazione con Dio, perché è stato più facile frequentarlo e accoglierlo nelle nostre vite. Quest’anno abbiamo respirato aria buona, piena di vita e di energia positiva, e speriamo di poterla portare sulle nostre strade future.

Vi ringraziamo per questo tempo

Marta, Beatrice e Giulio